Svezzamento = togliere il “vezzo”. Primo problema: l’allattamento è un vizio o una necessità?

I trattati pediatrici riferiscono che, solo da metà Ottocento, fecero la comparsa i primi due alimenti specifici per lo svezzamento: zuppa di malto e farina lattea. Fino a Novecento inoltrato il bambino veniva completamente svezzato solo verso i 2 anni. A seconda del contesto sociale e dei condizionamenti medico-religiosi l’introduzione di cibo solido poteva essere più o meno repentina. I medici normalmente raccomandavano la gradualità, ma a volte capitava di togliere il seno da un giorno all’altro quando la mamma si accorgeva di essere nuovamente incinta.

Lo svezzamento “guidato”

Le prime indicazioni scritte sullo svezzamento risalgono al 1906, ecco un esempio di indicazioni del 1932 Nozioni di puericultura:

  • La prima pappa si dà a 8-10 mesi: zuppa di pane e aglio, poi seno;
  • Dai 18 mesi: pane con burro, tuorlo, succo di pomodoro, uva e arancia, pasta e legumi;
  • Due anni e mezzo: pesce;
  • Tre anni: pollo.

Nella riedizione del 1947 la prima pappa a anticipata a 6 mesi: la zuppa è ora più complessa (pane e aglio + formaggio + pollo/pesce). Da 7-8 mesi si aggiunge anche ½ tuorlo sodo, 1 cucchiaino di formaggio, 1 cucchiaino di burro e 1cucchiaino di fegato (a rotazione).

Con il progredire dei manuali di nutrizione per lo svezzamento si assiste ad un progressivo aumento del cibo solido e densamente energetico (poco spazio viene, giustamente, lasciato a frutta e verdura), sempre di pari passo all’allattamento al seno. Solo i manuali degli anni ’70 e ’80 cercano di ridurre velocemente le poppate complementari e parallelamente, sempre dagli anni ’70 si comincia a parlare sempre di più di inappetenza e anoressia infantile, indagando le cause che spingono un bambino a rifiutare il cibo, nasconderlo o vomitarlo. Non sarà forse che le indicazioni pediatriche hanno progressivamente aumentato le dosi e la quantità di calorie ingerite tanto da far rifiutare, al bambino, il cibo perché non ne ha bisogno?

Perché svezzare?

  1. Il latte di mamma comincia ad essere carente di alcuni minerali, in particolare di ferro;
  2. Il latte di mamma non diventa mai acqua (anche verso i 12 mesi, in caso di influenza/periodo di malattia del bambino, l’allattamento può, per un periodo, ricominciare ad essere esclusivo senza rappresentare un rischio);
  3. Il sistema digestivo è maturo e pronto ad accogliere cibo solido;
  4. Il sistema renale è maturo a metabolizzare i soluti;
  5. Il sistema immunitario è pronto a reagire a molte molecole ‘non self’.

Quando iniziare lo svezzamento?

L’input dovrebbe venire dal bambino: prima di iniziare lo svezzamento il bambino deve:

  •  Manifestare interesse per il cibo (generalmente intorno ai 6 mesi, ma potrebbe anche essere prima o dopo);
  • Aver perso il riflesso di estrusione (tirare fuori la lingua se gli si stimolano le labbra);
  • Essere in grado di star seduto da solo.

Invece succede che:

  • Molto spesso viene consigliato arbitrariamente di iniziare lo svezzamento già a 4-5 mesi, proponendo pappe di frutta come merenda, per poi passare a pappe vegetali (‘ricette’ variabili a seconda del pediatra di riferimento, ma normalmente con ingredienti quali brodo fatto in casa + verdura frullata, cereali in forma di farina, olio evo, parmigiano);
  • Alcuni professionisti suggeriscono omogeneizzati (addirittura in forma esclusiva fino ai 12 mesi) perché “più sicuri del cibo di casa”;
  • Regna l’incoerenza e la confusione più totale circa l’introduzione di alimenti allergizzanti, latte vaccino/yogurt, sale, zucchero.

Svezzamento tradizionale – Linee guida del Ministero della Salute

  • E’ consigliabile iniziare lo svezzamento dal 6° mese di vita, quando il latte materno comincia ad essere carenziale di alcuni nutrienti importanti per la crescita;
  • Se la madre lo desidera l’allattamento al seno può continuare dal secondo semestre di vita fino al secondo anno, o anche di più, e, come suggerito dall’OMS, il bambino allattato oltre il secondo anno di vita non va visto come un bambino viziato e la mamma non deve temere di limitare la sua maturazione e la sua autonomia;
  • L’ordine con cui gli alimenti semisolidi e solidi vengono introdotti non ha più l’importanza che un tempo si credeva avere: può variare a seconda delle preferenze del bambino e della realtà sociale della famiglia;
  • Il momento della giornata in cui inserire le prime pappe è ininfluente purché sia comodo ai genitori;
  • L’unica raccomandazione importante è di non esagerare a proporre cibi ad alto contenuto proteico e salati/zuccherati;
  • Si suggerisce di cominciare con: vegetali cotti e tritati (patate, carote), banana (pera o mela) grattugiata, crema di riso nel latte, poi si può proseguire con carboidrati (in crema o frullati) e proteine;
  • Alcuni pediatri consigliano di anticipare lo svezzamento con qualche cucchiaino di purea di frutta e, dopo qualche giorno, proporre la pappa;
  • Da evitare: zucchero, miele (botulino), cibi a ridotto contenuto di grassi.

Alimenti allergizzanti

  • Non è necessario posticipare il consumo di glutine e non ci sono restrizioni particolari per pesce e uovo;
  • È comunque consigliabile proporre gli alimenti allergizzanti uno per volta in caso di genitori allergici (glutine, crostacei, soia, albume d’uovo, pomodoro, latte e derivati, arachidi e frutta secca);
  • L’allattamento al seno in forma complementare rappresenta comunque un fattore protettivo verso la manifestazione di allergie e intolleranze alimentari.

Autosvezzamento: cosa c’è da sapere?

I bambini lasciati liberi di alimentarsi non introducono ogni giorno pari quantità di cibo in termini di apporto calorico: tuttavia, i fabbisogni medi settimanali e mensili sono soddisfatti.

  • Ritardare l’introduzione di alimenti allergizzanti (grano, uovo, soia, pesce e latticini) non previene lo sviluppo di allergie;
  • L’autosvezzamento non è indicato a famiglie con alimentazione disfunzionale, ma è indicato nella maggior parte dei casi; è correlato ad un aumento di peso del bambino più adeguato, capacità prolungata di autoregolazione, maggior autostima e confidenza, miglior sviluppo del gusto, miglior alimentazione a 3 anni;
  • Modalità dinamica di approccio al cibo: il bambino impara colori, consistenze, sapori e metodi di masticazione;
  • Il bambino non viene imboccato: “gioca” con il cibo (lo manipola, lo porta alla bocca in autonomia);
  • Lo svezzamento viene inteso come un momento di conoscenza del mondo:
    • Deve essere guidato e non imposto dai genitori;
    • È fondamentale che si tenga sempre bene a mente che il bambino non sa cosa sia il cibo, lo deve scoprire;
    • Si assecondano i suoi tempi, NON i suoi gusti (di fatto, non li ha).

Cosa aspettarsi?

Fondamentalmente il caos: sporco per terra e sul tavolo, bambino che non mangia ma mastica e sputacchia (o vomita), disinteresse verso il cibo inteso come nutrimento, richiesta di attenzioni a tavola.

L’alimentazione dei genitori deve essere consapevole:

  • Presenza di cibi freschi e stagionali;
  • Pasti cucinati in casa, no preconfezionati e salumi;
  • Conoscenze basilari della corretta alimentazione (cosa sono carboidrati-proteine-grassi e come bilanciare a grandi linee una giornata/settimana);
  • Rotazione adeguata delle materie prime (cereali e secondi piatti);
  • Il pasto come momento conviviale, consumato in condivisione, senza la tv accesa, senza discussioni e toni alterati della voce;
  • L’autosvezzamento non è far mangiare al bambino quello che mangiano i genitori: l’attenzione alle consistenze è fondamentale;
  • Nelle prime settimane (o nei primi mesi) il bambino non avrà dentizione o avrà giusto 2/4 incisivi: si deve proporre cibo morbido, che possa masticare con le gengive o succhiare;
  • È importante ricordare che il bambino non ha la presa “a pinza” ma “a pugno”: riuscirà a portare alla bocca solo cose che escono dal pugno o che è in grado di tenere con due mani.

Le pappe sono vietate?

Non esattamente: la consistenza morbida è ideale per iniziare, ma deve essere autogestita dal bambino. Si possono fare pappe molto dense in cui può mettere le mani, lo si può abituare al cucchiaino da tenere in mano e quando sarà pronto, si possono usare a mo’ di accompagnamento a gallette/pane tostato/piadinette di ceci, fusilli o rigatoni

Esempi:

  • Consistenze morbide: avocado, banana matura, yogurt, ricotta, zucca, uovo semisodo, patate americane, purè;
  • Dimensioni adeguate: stick di verdure o frutta (carote, sedano, rapa, mela, pera, pesca…), broccoletti verdi, rigatoni o penne, coscia di pollo;
  • Da tenere con due mani: crocchette di legumi, polpette di carne o pesce, fetta di pane tostato (senza sale), gallette.

Cosa evitare?

  • Alimenti con sale o zucchero
  • Alimenti duri/poco cotti
  • Alimenti che rischiano di scivolare in gola (acini di uva, piselli, melograno…)
  • Alimenti che ingolfano (gnocchi)
  • Alimenti che voi stessi non mangereste
  • Alimenti che la famiglia abitualmente non consuma

Come proseguire?

Man mano che il bambino prende confidenza con le consistenze è possibile ampliare la gamma di alimenti proposta, notando che ne mangerà sempre di più (e i pannolini confermeranno!).

  • Dopo l’esogestazione (9 mesi) è bene cercare di proporre sempre almeno un piatto che sia consumato anche dal resto della famiglia, oppure fare piccole porzioni di tutto quello che anche mamma e papà mangiano (es.3-4 rigatoni, una polpetta di carne, un broccoletto);
  • Quando il bambino avrà maggiore cognizione di sé e del cibo (>12-14 mesi), è possibile cominciare a far scegliere a lui cosa mangiare mettendolo di fronte a scelte chiuse (non “che cosa vuoi mangiare?”, ma “per cena facciamo il risotto o la zuppa?”)

Rischio di soffocamento

È normale che i bambini abbiano conati di vomito (gagging): è il loro modo di imparare a mangiare, a masticare, a deglutire. Diverso è il soffocamento vero e proprio (chocking): il cibo oltrepassa la barriera della masticazione e finisce direttamente in gola; è un evento estremamente raro nel bambino autosvezzato perché il piccolo viene educato fin da subito a mettere in atto il meccanismo di difesa (vomito). Rischio concreto se si propongono alimenti piccoli e scivolosi come piselli, mais, acini di uva, mirtilli. È importante partecipare a corsi gratuiti per la disostruzione delle vie aeree nei bambini, organizzati da ASL e presìdi ostetricopediatrici.

Gestione pratica

  • A che pasto proporre il cibo? E’ indifferente, purché il clima sia sereno, i genitori abbiano tempo di seguire il bambino, e il bambino sia calmo (in genere l’orario della cena può essere più delicato, perché dopo le 19 i piccoli sono maggiormente irritabili);
  • Le merende? E’ possibile proporre frutta o yogurt o ricotta (più avanti, biscotti senza zuccheri) al risveglio pomeridiano;
  • Le colazioni? Le colazioni sono l’ultimo pasto che viene sostituito dal cibo solido: non per prassi, ma per la poppata/ biberon del mattino e della sera sono quelle che il bimbo chiede di più;
  • L’acqua? E’ bene proporre fin da subito l’acqua ai pasti (biberon/bicchieri trainer/bicchiere basso e largo).

Come proporre il cibo? Si può mettere sul ripiano del seggiolone o direttamente sul tavolo, mostrando al bambino che si porta alla bocca e si mangia; durante il pasto è bene tenere un atteggiamento “neutro”: non ignorare il bambino ma non fissarlo con aspettativa per tutto il tempo.

  • Servono le stoviglie? No (verranno scagliate a terra, almeno durante i primi mesi); può servire l’educazione graduale al bicchiere (anche i trainer) e al cucchiaino (no forchette appuntite!). Nel momento in cui verranno proposte le stoviglie è bene che abbiano colori neutri e nessuna fantasia per non confondere il bambino; (per mamme coraggiose) è consigliabile proporre al bambino stoviglie in ceramica o vetro;
  • Come evitare di perdere ore a pulire?
    • Tovaglia cerata sul tavolo;
    • Fogli di giornale per terra;
    • Rivestimento in cerata del sedile del seggiolone;
    • Aspirabriciole, vaporella, spray di acqua & aceto;
    • Bavaglini con le maniche o con la tasca;
    • La vaschetta/il lavandino pronti per la pulizia del bambino.

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