L’endometriosi è un anomalo accumulo di cellule endometriali fuori dalla sede classica (utero) che colpisce circa almeno 1 donna su 10. In questa condizione, possono trovarsi cisti di endometriosi nelle ovaie (in passato spesso confuse con cisti ovariche da sindrome dell’ovaio policistico).

Ci sono diverse tipologie:

  • Adenomiosi: presenza di tessuto endometriale all’interno dell’utero, nello spessore del miometrio
  • Endometriosi esterna pelvica: si localizza sul peritoneo pelvico o organi pelvici (ovaie, legamenti uterini, setto retto-vaginale, vescica, tube…)
  • Endometriosi di organo/tessuto: si localizza al di fuori delle pelvi

In ogni caso è una patologia tipica dell’età fertile, anche se in bassa percentuale viene riscontrata anche in prepubertà e post-menopausa.

Quali sono le cause? 

Non sono ancora chiare; tra quelle più probabili: reflusso tubarico di sangue mestruale con conseguente impianto, dovuto ad anomalie dei

genitali interni, endometriosi congenita, per presenza di cellule residuali embrionali, disseminazione chirurgica, predisposizione genetica, patologia autoimmune.

Quali sono le conseguenze?

L’endometrio in eccesso risponde agli stimoli ovarici come quello normale, causando spesso amplificazione dei sintomi del ciclo ed eccessive perdite di sangue (con astenia conseguente), dolori pelvici cronici, dolore durante i rapporti sessuali e stanchezza fisica cronica.

L’endometriosi è asintomatica in una bassa percentuale (non oltre 25%) di casi (anche a stadi molto avanzati).

Che tipo di Alimentazione si consiglia?

Come sempre, non esiste la ‘bacchetta magica‘ per risolvere la problematica dell’endometriosi, ma è possibile seguire un’alimentazione idonea per contribuire alla riduzione dell’infiammazione per il miglioramento del quadro sintomatologico (dolorabilità pelvica, stanchezza cronica, sintomi da colon irritabile) e per la riduzione del rischio di iperproliferazione.

Alcuni alimenti permettono di ridurre il rischio di sviluppare endometriosi, altri invece lo aumentano.

Riducono il rischio: frutta e vegetali, olio di pesce, alimenti ricchi di calcio, vitamina D e omega-3.

Un elevato consumo di olio di pesce permette di ridurre l’entità del dolore mestruale. Questo è reperibile in integratori a base di olio di pesce e di omega-3 e nel pesce come il salmone.

Che alimenti evitare

Aumentano il rischio: più di ‘aumentato rischio’, si deve parlare di ‘esacerbazione dei dolori’ (per via infiammatoria) causata da prodotti ricchi di acidi grassi trans, alto consumo di grassi in generale, alto consumo di carne rossa, di caffè e di alcol.

La carne rossa può essere correlata ad un aumento del rischio di endometriosi per influenza sulla secrezione endocrina steroidea; non sembrano esserci correlazioni con altre proteine animali (pollame, pesce, uova). Il consumo di glutine può esacerbare il dolore relativo ad endometriosi e anche il consumo di latticini può esacerbare l’infiammazione sistemica e la risposta intestinale.

La maggior parte delle donne affette da endometriosi lamenta dolori e problemi gastrointestinali. E’ indispensabile focalizzare la dieta quindi sulla salute intestinale. In particolare la fibra potrebbe aumentare i sintomi di distensione addominale, flatulenza, alvo alterno. Nel periodo acuto di sintomi è bene perciò ridurre al minimo tutto l’apporto di fibra e in particolare evitare alimenti che ne sono ricchi come crucifere, finocchi, carciofi, cardi, topinambur, tutti i legumi non decorticati, tutti i cereali integrali, prugne, avocado, cocco, castagne. Nel periodo di remissione si suggerisce di inserire alimenti a basso contenuto di oligosaccaridi fermentabili cioè alimenti low FODMAPs come amaranto, grano saraceno, quinoa, mais.

Va ricordato che alimenti irritanti a livello intestinale possono essere caffè, cioccolato fondente, frutta secca e arachidi, gamberi.

Conclusioni

Mi raccomando però: è bene ricordare che tutte queste indicazioni non sono assolute, ma sono da applicare secondo la soggettività e la storia individuali quindi è sempre bene rivolgersi ad un professionista dell’alimentazione per collocarle adeguatamente all’interno del proprio contesto di salute e condurre un adeguato stile alimentare personalizzato.

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