Cosa non deve mangiare un bambino da 0 a 3 anni? Scopriamo insieme in questo articolo di Percorso Nutrizione.

Cosa non deve mangiare un bambino nel primo anno di vita?

Nel primo anno di vita del bambino, un’alimentazione corretta è fondamentale non solo per garantire un regolare accrescimento corporeo, ma anche per favorire un armonico sviluppo psicomotorio ed un’ottimale maturazione del sistema difensivo dell’organismo. Fino ai sei mesi di vita, l’alimentazione ottimale prevede l’assunzione di solo latte materno o in formula adattato (latte artificiale).

Il latte materno

Il latte materno è il più idoneo per le sue proprietà immunologiche ed antinfettive, la qualità delle sue proteine, la composizione in grassi, zuccheri ed oligoelementi, l’elevato assorbimento di nutrienti e per l’azione che svolge sull’apparato gastro-intestinale e sullo sviluppo neuro-comportamentale. Per questo, quando possibile, può essere continuato anche oltre l’anno di vita e l’inserimento all’asilo non dovrebbe portare alla interruzione della sua somministrazione, ma anzi le richieste delle mamme di alimentare i propri figli con il loro latte spremuto dovrebbero essere valorizzate e facilitate. A questo proposito il personale dell’asilo nido, messo nelle condizioni di seguire qualche regola precisa, può somministrare al bambino il latte della propria madre. Il latte spremuto va consegnato giornalmente in contenitori di vetro o di plastica dura per alimenti, va identificato tramite etichette riportanti il nome e cognome del bambino o altri dati in caso di omonimie. Il latte potrà essere stato spremuto di recente, oppure scongelato prima della consegna al nido. Inoltre dovrà essere conservato in frigorifero, avendo l’accortezza di riporlo lontano dallo sportello, per non sottoporlo a variazioni termiche, scaldato come gli altri latti nello scaldabiberon, evitando l’uso del forno a microonde e della bollitura, per non alterarne i principi nutritivi e consumato in giornata. Le eventuali rimanenze vanno buttate o restituite alla famiglia. Per il trasporto del latte materno dal domicilio all’asilo è preferibile, ma non indispensabile, l’uso di una borsa termica, in considerazione dei presumibili brevi tempi di percorrenza.

Il latte artificiale

Il latte artificiale invece, può essere fornito liquido o in polvere. Nel primo caso, una volta aperto, il contenitore va riposto in frigorifero e, se non completamente utilizzato, la rimanenza può essere conservata in frigorifero per 24 ore solo se contenuta in bottiglia con tappo avvitabile, diversamente le rimanenze vanno buttate. Il latte in polvere consente un utilizzo fino alla fine della confezione, ma la sua preparazione richiede particolare cura ed attenzione sia da un punto di vista igienico, sia dal punto di vista della diluizione (numero di misurini e quantità di acqua necessari).

Regole di tipo igienico per la preparazione del latte in polvere

Regole di tipo igienico per la preparazione del latte in polvere

  • Conservare le confezioni in un luogo ben separato dagli altri alimenti ed al riparo dalla luce. Una volta aperte, le confezioni vanno accuratamente conservate richiuse;
  • Il ripiano utilizzato per la preparazione del latte deve essere ben separato da quello utilizzato per altri alimenti e possibilmente destinato esclusivamente a tale uso. Va comunque sempre pulito prima del suo utilizzo;
  • Lavare accuratamente le mani prima di manipolare il latte in polvere per la sua ricostruzione;
  • Preparare solo quantità di latte per poppatoio e numero di poppatoi destinati all’immediato consumo. Si raccomanda infatti che il latte artificiale sia preparato di volta in volta ad ogni poppata e una volta ricostituito con acqua riscaldata (> 70°C ), sia, poi, consumato immediatamente evitando di conservarlo in caldo in thermos o scaldabiberon. Se in casi eccezionali non fosse possibile il consumo immediato del latte dopo la sua ricostituzione si rende necessario
    conservarlo in frigorifero a temperatura inferiore a 5°;
  • I residui di latte eventualmente rimasti dopo la poppata, non devono essere conservati ed utilizzati ma assolutamente gettati;
  • Diluire il latte in polvere con acqua oligominerale (residuo fisso inferiore a 0,2g/litro) salvo diverse e specifiche indicazioni mediche;
  • Lavare poppatoio e tettarelle, dopo il loro utilizzo, con acqua, detersivo e scovolino per togliere incrostazioni e residui di latte, riporli in lavastoviglie per un ciclo di lavaggio e quindi disinfettarli a freddo con prodotti a base di ipoclorito di sodio diluito (es. Milton, Amuchina) oppure a caldo tramite bollitura per 20 minuti o a vapore con sterilizzatrice.

Ricostruzione del latte in polvere

  • Versare nel poppatoio pulito e sterilizzato la quantità prescritta di acqua oligominerale, controllandone il livello;
  • Aggiungere il numero prescritto di misurini di latte in polvere. Il misurino va riempito completamente con la polvere del latte e livellato con un coltello o altro strumento piatto simile e pulito, per toglier l’eccedenza in modo che sia raso;
  • Chiudere il poppatoio ed agitarlo per sciogliere la polvere;
  • Scaldare nello scaldabiberon, controllando la temperatura raggiunta prima di somministrarlo.

L’acqua

L’organismo è costituito prevalentemente da acqua, nel bambino in particolare si raggiungono percentuali comprese tra il 70% e 80% del peso corporeo. Il fabbisogno idrico (2-2,5 litri) è condizionato da svariati fattori quali età, dieta, attività fisica, temperatura corporea ed ambientale. Nel lattante il ricambio di acqua è cinque volte superiore a quello dell’adulto. La scelta di un’acqua comporta pertanto la valutazione delle variabili fisiologiche e patologiche e la conoscenza delle varie tipologie di acque. Si distinguono quattro categorie di acque minerali in base alla quantità ed alla qualità del residuo fisso (sali) contenuto:

  • Acque minimamente mineralizzate, con residuo fisso inferiore a 50 mg/l;
  • Acque oligominerali o leggermente mineralizzate, con residuo fisso non oltre i 500 mg/l;
  • Acque minerali con residuo fisso tra 500 e 1500 mg/l;
  • Acque ricche in sali minerali con oltre 1500 mg/l di residuo fisso.

Oltre al residuo fisso, le acque variano per la composizione relativa a tenore di sodio, calcio, presenza di cloruri, solfati, nitriti e nitrati. Durante i primi mesi di vita è consigliabile ricostituire la polvere dei latti formulati con acque minimamente mineralizzate, in considerazione dell’immaturità funzionale dei reni e dell’alta osmolarità del latte in formula, superiore a quella del latte materno. Sono inoltre indicate per la diluizione del latte vaccino altamente iperosmolare e per la capacità di garantire un’ottimale solubilizzazione delle goccioline di grasso, favorendo di conseguenza una migliore digeribilità. Nel divezzamento, nonostante la raggiunta maturazione funzionale del rene, è utile adottare acque minerali a basso contenuto salino per la presenza nelle prime pappe di proteine e sali minerali che incrementano l’osmolarità del pasto. Recenti studi, hanno dimostrato che l’assunzione di acqua a basso tenore di sali minerali riduce la gravità e l’estensione della dermatite atopica, manifestazione cutanea molto diffusa nei primi anni di vita. Pertanto l’acqua da assumere durante la prima infanzia deve soddisfare i seguenti specifici requisiti:

  • Residuo fisso a 180° inferiore a 50 mg fino al divezzamento e poi inferiore a 200 mg/l
  • Nitrati inferiore a 10 mg/l;
  • Calcio inferiore a 100 mg/l;
  • Sodio inferiore a 20 mg/l;
  • Cloro inferiore a 25 mg/l;
  • Solfati inferiore a 25 mg/l;
  • Nitriti ed ammoniaca assenti.

È opportuno quindi, quando si sceglie un’acqua minerale naturale, leggere attentamente l’etichetta che riporta le indicazioni della composizione chimica e non affidarsi nella scelta alla pubblicità o al prezzo. È bene abituare i bambini a dissetarsi con acqua e non con succhi o tisane zuccherate che oltre ad avere un valore calorico da non sottovalutare, hanno un notevole potere cariogeno per i denti ed inducono facilmente a preferire il gusto dolce.

Divezzamento o Alimentazione complementare nel primo anno di vita

Dopo i sei mesi di vita l’alimentazione con latte materno o adattato dovrà proseguire accompagnata da altri alimenti: è quello che tradizionalmente viene chiamato “divezzamento”, ma poiché il latte materno o adattato deve essere integrato, ma non sostituito totalmente dagli altri alimenti, si parla oggi più correttamente di “alimentazione complementare nel primo anno di vita”. L’introduzione di nuovi cibi assolve a due importanti obiettivi:

  1. Nutrizionale, per rispondere all’aumentato fabbisogno di ferro, zinco, proteine ad elevato valore biologico ed acidi grassi essenziali;
  2. Comportamentale, per assecondare modalità di assunzione del cibo diverse dalla suzione in armonia con lo sviluppo psico-motorio ed il processo di graduale acquisizione di una propria autonomia.

L’importanza di questa tappa nello sviluppo del bambino richiede che famiglia e nido agiscano in sintonia per sostenere ed accompagnare il piccino in questa fase di crescita. Il livello di maturazione degli apparati immunitario, gastroenterico e renale raggiunto a sei mesi di vita, permette una maggior libertà di proposta rispetto a quando il divezzamento avveniva più precocemente: possono essere evitati cibi di preparazione industriale a favore di alimenti freschi preparati e cucinati con modalità e presentazioni che ne rendano possibile la facile assunzione da parte dei bambini. Si insegna così loro ad apprezzare il sapore naturale e genuino degli alimenti. In particolare la carne fresca potrà essere cotta al vapore e tritata finemente, mentre la frutta fresca potrà essere grattugiata, schiacciata o spremuta e la verdura utilizzata per la preparazione di brodi vegetali passata con il passaverdura. La raggiunta capacità di digestione degli amidi consente di preparare pappe con diversi cereali anche contenenti glutine sotto forma di creme e semolini (si fa presente che le recenti conoscenze scientifiche non correlano l’epoca di introduzione del glutine con il rischio di celiachia). Così anche la maturità della funzionalità renale consente di utilizzare nello svezzamento alimenti contenenti naturalmente sodio come il parmigiano, e ricchi di sali minerali come le verdure ecc., ma senza aggiungere nelle preparazioni ulteriore sale per abituare i bambini a cibi non troppo saporiti indirizzando il loro gusto verso scelte semplici e naturali. Infatti anche se non vi sono studi che correlino l’aggiunta di sale nel primo anno di vita ad un aumento della pressione in età adulta, non è stabilito un livello di soglia al di sopra del quale il sodio inizi ad essere dannoso in soggetti predisposti. Cosi come per il sodio, anche per lo zucchero se ne sconsiglia l’aggiunta nelle preparazione, in quanto entrambi naturalmente presenti negli alimenti.

A cosa porre attenzione?

È importante porre attenzione alla qualità degli alimenti, ed attenersi a regole di conservazione, modalità di preparazione e cottura tali in modo da ridurre le perdite di vitamine e nutrienti. Altri criteri di cui tenere conto, sono il rispetto della variabilità e l’alternanza degli alimenti e la stagionalità di frutta e verdura, l’utilizzo di prodotti tipici della zona , biologici o a lotta integrata. I grassi da condimento, importanti a questa età per la quota calorica fornita e per le diverse funzioni che ricoprono (formazione delle membrane cellulari, sviluppo cerebrale, assorbimento di vitamine), devono fornire in prevalenza acidi grassi essenziali presenti in alcuni oli vegetali. Per la prima infanzia si raccomanda l’uso a crudo dell’olio extravergine di oliva. Quando la maturità del bambino lo consente, si deve prevedere l’alternanza della carne con il pesce, i formaggi freschi, i legumi e le uova per arrivare gradualmente a preparare piatti con pastine formato micron, separando il primo piatto dal secondo e contorno. Le pietanze possono essere tagliate in formati più grossolani per stimolare la funzione masticatoria e consentire preparazioni di piatti più gradevoli dove accostamenti di colori, odori e sapori invoglino il bambino all’assaggio. L’inserimento di cibi complementari deve essere graduale, in sintonia con i gusti del bambino, ed effettuato dai genitori per valutarne il gradimento e la tolleranza da parte del bambino. Pertanto la scuola dovrà tenere in conto delle indicazioni della famiglia ed, in caso di rifiuto di un alimento nuovo, dovrà evitare indicazioni ed atteggiamenti troppo rigidi, posticipando l’introduzione di quell’alimento. Di seguito è proposto uno schema di divezzamento che inizia con la sostituzione di una poppata con un pasto solido, salvo diversa prescrizione del Medico Curante. La frutta proposta è di stagione, tenendo conto che gli agrumi sono indicati dal nono mese mentre fragole e kiwi dopo l’anno perché allergizzanti. Ciliegie, frutta secca ed uva vanno evitati per il pericolo di incidenti da ostruzione delle vie aeree. Il latte vaccino potrà essere introdotto solo dopo l’anno di vita. In caso di allattamento materno prolungato oltre l’anno di vita, l’introduzione del latte vaccino verrà posticipata ed iniziata solo dopo la sospensione del latte materno. I servizi di ristorazione che prevedono nel menù il consumo di prosciutto crudo e cotto dovranno scegliere prodotti che escludono la presenza di glutammato monosodico, nitrati, caseinati, polifosfati.

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